Partito Democratico. In queste ore sta andando in scena una scissione già annunciata. Al di là delle frasi di circostanza, è evidente che andrà in questo modo. Alcuni dicono che ci sarebbe già il simbolo del nuovo partito. Altri sono in lacrime per tutto quello che si sta consumando in queste ore. Sembra evidente che le varie anime del Partito Democratico non vogliano stare insieme. Le motivazioni sono diverse e spesso incomprensibili. Il segretario Renzi, ovviamente fa da mattatore sul suo blog.
Pd, storia di una fine annunciata
“Alla fine della prossima riunione qualcuno sarà in un altro partito”. Sono le parole di Matteo Orfini, fedelissimo di Renzi. Alla fine, pur di sgambettare l’ex premier c’è chi addirittura porta Michele Emiliano a Montecitorio. Il presidente della Regione Puglia forse non ha ancora capito che, qualora dovesse vincere il congresso, si ritroverebbe un partito decimato. Ma questo non sembra oggetto di analisi.
Il vero nodo è la legittimazione di Renzi. Tutti sanno che è un vincitore certo dell’eventuale congresso e per questa ragione vogliono spostare date delle elezioni e assemblea congressuale il più avanti possibile in modo da organizzare le truppe. La scissione è annunciata e sembra un percorso irreversibile. Sono solo i tempi il problema.
Ma cosa c’è alla base di queste fibrillazioni? Tutti vogliono un posto al sole. Dopo la sconfitta del 4 dicembre Matteo Renzi ha dichiarato guerra alla minoranza del Partito Democratico. Un congresso con una sua legittimazione gli consentirebbe di staccare la spina al governo, andare alle elezioni e decidere le candidature per le politiche. Tutto questo per evitare di essere attaccato in campagna elettorale per aver garantito i vitalizi ai parlamentari e soprattutto per indebolire la minoranza del partito democratico.
Nei sondaggi, il partito di Renzi è l’unico a poter contrastare il Movimento 5 stelle che viene da una gestione di Roma a dir poco sciagurata. Il centro destra è diviso ma, attenzione. Dalla scissione del Partito Democratico, gli unici ad avvantaggiarsi sono unicamente i partiti di centrodestra. L’area moderata si sposterebbe verso un centro che strizza l’occhiolino al centrodestra. Di questo Renzi è consapevole. Anche i vari D’Alema e Bersani che, piuttosto che veder vincere l’attuale segretario, preferiscono una sconfitta. A far da mediatore Franceschini che, insieme ad Orlando, sta cercando di tessere un documento programmatico per il congresso in modo da evitare la scissione. Purtroppo per loro, la divisione del PD è già avvenuta il 4 dicembre scorso.